Omofobia, sport & linguaggio: intervista al Prof. Paolo Valerio

 

 

 

 

 

Purtroppo, ancora oggi, il mondo del calcio ci fa assistere a spiacevoli e ingiuste dinamiche discriminatorie. Tra queste, le discriminazioni che si verificano attraverso il linguaggio (che possono avere fortissime ricadute negative nei confronti di alcune persone).

Termini scorretti, offese e insulti riguardanti soprattutto l’orientamento sessuale – utilizzati consapevolmente e non – possono rappresentare motivo di disagio psicologico e sociale nei confronti di tante persone che già vivono una realtà difficile a causa di una società in cui sono presenti omo/transfobia, violenze, odio di genere e sessuale.

Gli effetti negativi di tale situazione non si verificano solamente a livello micro (attraverso il disagio e le sofferente che vedono come vittime tante persone gay, lesbiche, bisessuali, transgender e transessuali) ma anche a libello macro (attraverso la negazione di diritti fondamentali che relega in condizione di esclusione e di marginalità persone il cui orientamento sessuale e/o la cui identità di genere sono oggetto di discriminazione).

Bisogna comprendere come il linguaggio può essere un mezzo altamente discriminatorio che – in molte situazioni – può veicolare ideologie e modelli di pensiero fortemente stigmatizzanti nei confronti di tante persone (per esempio, persone di pelle scura, immigrate, in condizione di disabilità, gay, lesbiche, bisessuali, transgender e transessuali).

 

Pubblichiamo l’intervista al Prof. Paolo Valerio, docente di Psicologia Clinica presso l’Università Federico II di Napoli, Direttore del Centro di Ateneo SInAPSi presso l’Università di Napoli Federico II, Presidente dell’Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere e Presidente della Fondazione Genere Identità Cultura, rispetto uno spiacevole episodio di linguaggio omofobico utilizzato dall’allenatore del Napoli Sarri durante una partiva che vedeva giocare il Napoli.

 

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