Molto spesso, non ci accorgiamo come all’interno delle nostre relazioni quotidiane, possiamo riprodurre delle discriminazioni o, comunque, creare disagi a determinate persone (pur non volendolo o non accorgendoci di ciò). Per esempio, possiamo precludere delle possibilità lavorative a delle donne che ne fanno richiesta perché “crediamo” che determinati tipi di lavoro possono essere esclusivamente maschili, oppure – attraverso l’uso del linguaggio – creare delle “distanze” che provocano esclusione nei confronti di persone che possiedono determinate caratteristiche.
Le discriminazioni, in molte situazioni, non sono volutamente riprodotte ma vengono poste in essere perché viviamo all’interno di una cultura che considera alcune caratteristiche come “normali” ed altre no. Pensiamo, ad esempio, a chi ama una persona dello stesso sesso, a chi sente di non appartenere al genere che gli è stato assegnato alla nascita oppure a chi proviene da un altro paese per cercare lavoro in un ambiente sociale a noi familiare. Tali persone non sempre vengono riconosciute con la stessa dignità e rispetto che viene riservato ad altri individui, motivo per il quale possono vedersi precluse – ad esempio – possibilità lavorative oppure essere escluse dal godimento di alcuni diritti che dovrebbero essere universalmente riconosciuti.
Sia che queste discriminazioni avvengano volontariamente (ad esempio, perché si condivide una determinata ideologia che demonizza le differenze), sia se vengano riprodotte involontariamente o automaticamente (ad esempio, perché si crede che una persona omosessuale non possa svolgere un determinato lavoro), queste situazioni provocano una serie di disagi e di sofferenze nei confronti delle persone che – in un certo contesto sociale e culturale – non sono collocate (o percepite) all’interno di una determinata normalità socialmente riconosciuta.
Le discriminazioni sono tante e numerose; possono riguardare persone che possiedono certe caratteristiche e che fanno esperienza di determinate situazioni. Per esempio, possono investire la vita lavorativa di una persona che non possiede un aspetto fisico particolarmente avvenente (rispetto a dei canoni socialmente rilevanti).
Nonostante possano essere numerose, le discriminazioni socialmente più rilevanti possono riguardare una serie di variabili, in alcuni casi, interconnesse tra di loro rappresentate da:
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il proprio orientamento sessuale (ad esempio, perché si ama o si è attratti da una persona dello stesso sesso),
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il proprio sentimento profondo di appartenenza a un determinato genere sessuale (quando è differente da quello che ci si aspetti si debba assumere),
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la mancata aderenza a certi criteri di mascolinità o femminilità (che sono socialmente richiesti),
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il colore della propria pelle (quindi, la razza di appartenenza),
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la propria cultura di appartenenza (quindi, i costumi, i modelli e le ideologie che esprime),
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l’appartenere ad una condizione nella quale si possiedono determinate disabilità.
Le caratteristiche sopra elencate, quindi, possono essere il preludio di discriminazioni che possono portare le persone che le possiedono ad essere relegate a ruoli marginali nella società, quindi ad essere escluse socialmente.
Inoltre, sempre in maniera interconnessa alle discriminazioni, queste caratteristiche possono far sì che alle persone che le possiedono possa essere applicato un determinato “stigma”.
Per questo motivo, numerose associazioni, gruppi, enti e istituzioni hanno creato una serie di iniziative finalizzate a prevenire e contrastare le discriminazioni e lo stigma che sono legati alle persone che rientrano negli aspetti sociali prima descritti.
Con l’obiettivo di prevenire le varie forme di discriminazione, nasce la Fondazione Genere Identità Cultura la quale, ponendosi obiettivi e finalità sociali, cercano – attraverso varie attività e iniziative – di favorire un atteggiamento positivo nei confronti delle varie forme di differenza umana e sociale. Cos’è, quindi, la Fondazione Genere identità Cultura?
La Fondazione Genere Identità Cultura nasce con l’obiettivo di promuovere e sostenere la cultura delle differenze, oltre che dell’inclusione sociale. Opera attraverso attività quali formazione, ricerca, interventi in ambito psicologico-clinico e/o altre iniziative.
Le attività che pone in essere sono finalizzate soprattutto a:
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prevenire e contrastare le diverse forme di discriminazione, violenza e stigma associate al genere, agli orientamenti sessuali, alla razza, all’etnia, alla condizione di disabilità (nonché alle differenti dimensioni dell’identità – individuale e collettiva – che non risultano essere congruenti con gli stereotipi socialmente consolidati),
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sensibilizzare e informare correttamente su questioni legate a persone gay, lesbiche, bisessuali, transgender, gender nonconforming e intersessuali,
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costruire una rete di solidarietà e di cooperazione con enti, istituzioni e organizzazioni che trattano tematiche e fenomeni legati al genere, alla sessualità e all’identità in interconnessione con la cultura.
Per realizzare tali obiettivi, la fondazione si avvale di una serie di partnership e collaborazioni, finalizzati a creare networking cooperativi, con altre associazioni, enti e istituzioni che considerano prioritari gli obiettivi legati alla solidarietà sociale e all’inclusione delle differenze.